La sindrome da stanchezza cronica, anche detta encefalomielite mialgica/sindrome da affaticamento cronico (myalgic encephalomyelitis/chronic fatigue syndrome, ME/CFS), è caratterizzata da astenia (stanchezza) grave invalidante di lunga durata, senza una causa fisica o psicologica comprovata e senza anomalie oggettive rilevate dall’esame obiettivo o dalle analisi di laboratorio.
La sindrome da stanchezza cronica colpisce principalmente soggetti di età compresa tra 20 e 50 anni ed è più frequente nel sesso femminile, sebbene sia stata osservata in soggetti di ogni età, compresi i bambini, i soggetti con questa sindrome presentano sintomi reali e spesso invalidanti, la sua incidenza viene stimata tra lo 0,4 e l’1 per cento, non può dirsi quindi una malattia rara.
Le cause sono purtroppo sconosciute, non sono state stabilite cause infettive, ormonali, immunologiche o psichiatriche, non sono stati identificati marker allergici o di immunosoppressione.
Il quadro clinico della sindrome da stanchezza cronica, può riscontrarsi anche all’interno della long – COVID, sindrome clinica caratterizzata da sintomi e segni legati all’infezione da SARS-Cov2 che insorgono e/o persistono anche per settimane o mesi dopo la guarigione da SARS-COV2 .
Si pensa dunque che l'eziologia (cause) sia multifattoriale, includendo una predisposizione genetica, esposizione a microbi, tossine, traumi fisici e/o emotivi.
Il sintomo principale è l’astenia (stanchezza) che può essere talmente marcata da interferire con le attività quotidiane, può essere presente sin dal risveglio e persistere per tutta la giornata, spesso peggiorando con lo sforzo fisico o durante periodi di stress psicologico, non alleviato dal riposo.
Molte volte i pazienti manifestano anche disturbi del sonno e della cognizione, come problemi di memoria, "pensiero nebbioso", ipersonnolenza, e la sensazione di aver avuto un sonno non riposante.
Altri sintomi che possono manifestarsi sono: difficoltà di concentrazione, cefalea, dolori articolari, muscolari e addominali, faringiti, interessamento linfonodale, anche la depressione del tono dell’umore è comune, soprattutto quando i sintomi sono gravi o tendono al peggioramento.
I sintomi si sovrappongono spesso a quelli della fibromialgia, un disturbo correlato nel 35-70% dei pazienti, poiché questi all’apparenza sembrano sani, gli amici, i familiari e talvolta anche gli operatori sanitari, potrebbero esprimere scetticismo sulla loro condizione, peggiorando di conseguenza la frustrazione e/o la depressione dei pazienti che ne soffrono, inducendoli a sentire il loro disturbo poco compreso.
Come anche per la fibromialgia, sappiamo già da diversi anni, che il meccanismo d’azione principale dall'ozonoterapia, è la riduzione dei livelli di citochine pro-infiammatorie e dello stress ossidativo.
La chiave terapeutica sembra essere la proteina Nrf2, è stato infatti dimostrato nel 2014 che la somministrazione di una bassa dose di ozono induce il rilascio e l'attivazione della proteina Nrf2, principale regolatore delle difese anti-ossidanti attraverso il coinvolgimento di circa 200 geni citoprottetivi.
L'attivazione di Nrf2 inibisce anche l'espressione o la produzione di mediatori pro-infiammatori.
In conclusione l'attivazione di Nrf2:
- riduce e inverte lo stress ossidativo
- riconosce e ripara le proteine danneggiate
- diminuisce il danno neuronale e protegge contro le malattie neurodegenerative, azione neuroprotettiva.
- riduce e modula l'infiammazione ( riduzione dei mediatori pro-infiammatori)
- riduce la neuroinfiammazione
- aumenta l'attività di riparazione del DNA e protegge dall'apoptosi (morte cellulare) da stress ossidativo.
Tra le altre azioni della terapia con ossigeno-ozono possiamo inoltre ricordare quella: antidolorifica, defaticante, antinfiammatoria, miorilassante, di modulazione e stimolazione del sistema immunitario, di miglioramento del microcircolo sanguineo.
La via di somministrazione da preferire, è quella sistemica con tecnica GAE ( grande autoemoinfusione).
Laddove questa risultasse impossibile per mancata accettazione da parte del paziente, oppure per difficoltà a reperire un accesso venoso adeguato o per motivazioni mediche, si può utilizzare l’ insufflazione rettale.
L’ossigeno ozonoterapia sistemica , si pone come gold standard nel trattamento della sindrome da stanchezza cronica, e può essere associata a infiltrazioni locali di ozono, il trattamento prevede cicli di somministrazioni la cui cadenza verrà decisa dal medico in relazione al quadro clinico.
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